La comfort zone è un concetto carissimo, ai motivatori di tutto il mondo. Non fuggire dalla tua comfort zone, allargala, sfidala. Eppure, non ci tornano un po’ di cose: è come se tutta questa economia fattuale avesse un contraltare, un contrappasso tutto da esplorare, ma soprattutto tipicamente italiano. Proviamo a spiegarvi.
Sono le storie dei produttori di macchinari per il pane di Grisignano, dei forni professionali di Cadoneghe, della logistica di Motta di Livenza ma anche del piccolo B&B di San Viglio di Marebbe. Maestri industriali. Gente del plateau, ci raccontiamo noi a Pensiero Industriale da qualche mese a questa parte. Un’economia a volte stagnante, a volte crescente, un’economia tutta italiana, fatta di nicchie, di specializzazioni e di domande complesse e frammentate. Non vi nascondiamo che non è facile ripararsi dalle sirene del growth hacking, della crescita, di disruption e amazonization. Tuttavia, noi siamo convinti che dietro a questo plateau di fatturati solidi e apparentemente pigri esista un’economia resiliente e per nulla in declino. Ma che cos’è per noi un plateau economico?
1) Indica il raggiungimento di una condizione di relativa stabilità competitiva da parte di un’impresa. L’impresa non aumenta negli anni il proprio fatturato e la propria redditività, proteggendo in maniera efficace le proprie quote di mercato
2) Ciò accade in nicchie di mercato particolarmente sofisticate, le cui barriere all’ingresso sono tipicamente alte. Alte barriere e mercato ristretto rendono queste nicchie poco appetibili per operatori esterni, siano essi grandi aziende operanti in altri mercati o startup pronte a far saltare il banco. Si creano di conseguenza delle condizioni di quasi oligopolio, dove poche imprese ultra-specializzate dominano la nicchia di mercato in cui operano
3) Negli anni l’impresa italiana che compete con successo in questo spazio di mercato verticalizza le proprie competenze e supporta incrementalmente investimenti in asset specifici (aumentando dunque le barriere all’ingresso) e, soprattutto, cristallizza la propria reputazione di mercato rispetto ad una domanda frammentata e complicata da raggiungere
Mentre ciò accade, urlano le sirene della crescita: presidiare nuovi mercati, catturare il margine ‘a valle’. E loro, semplicemente non lo fanno. Non lo fanno perché il loro impianto sociale è quello della società signorile di massa di Ricolfi:
- soldi in casa
- capitale in banca
- e zero debiti.
Fa la differenza, perché sei in casa tua e decidi tu. E poi i concorrenti in entrata, quasi zero. Perché? Per i motivi che via abbiamo presentato poco sopra. Siamo di fronte a un fenomeno che a Nord Est conosciamo bene: un’economia multi-strato, fatta di layer direbbero a Stanford.
E avanti così, col design, con gli hotel, con la meccanica, con il vino. Sembra l’infinitamente piccolo della meccanica dei quanti, semplicemente non si spiega con la fisica classica. E allora cosa deve fare l’Italia? Non sarà probabilmente Amazon a rompere il giocattolo, ma il tuo competitor che semplicemente potrebbe decidere di innovare, inserendo l’Internet of things nei macchinari per il pane o la piscina riscaldata nel B&B di San Vigilio di Marebbe. Il potenziale nemico insomma non è lo shock esogeno, ma ce l’hai in casa.
Che fare dell’economia del plateau? La prima cosa da fare è inquadrare le meccaniche che la governano. Noi ci stiamo provando.
Foto: Val Gardena Active
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