“Dove sei stato?”
“Ho fatto un giro tra Marche, Abruzzo, Molise e alta Puglia”
“Ah quelle zone mi mancano”
Comincia così la chiacchierata con un amico al ritorno da un viaggio nell’Italia che a detta di qualcuno non esiste, e invece esiste eccome.
È agosto anche per Pensiero Industriale. Alleggeriamo i toni. Arrivare a San Severo (Foggia) per una degustazione di metodo classico presso la cantina D’Arapri assume già di base i contorni di uno strano e divertente affaire. Il bombino bianco, vitigno autoctono, si presta ad una spumantizzazione con metodo classico che porta a prodotti come la Riserva Nobile (RN) di altissima qualità, sui quali a Nord hanno messo le mani a Pergine Valsugana i bravissimi distributori di Proposta Vini, vero riferimento per vini di nicchia e qualità. La cosa merita un approfondimento.
Non ci troviamo di certo in un posto dimenticato da Dio, anche perché San Giovanni Rotondo dista davvero poco, ma la continua sensazione di cortocircuito di questo territorio è palese. Da un lato la bellezza della Baia Delle Zagare e dei suoi resort 5 stelle, dall’altro la sostanziale irraggiungibilità di questi territori senza investire in semiasse e ammortizzatore del mezzo meccanico (la macchina) deputato al sacrificio. Da un lato la bellezza di Peschici, dall’altro la continua puntiformità di questi luoghi. Sembra il Collio, tenuto peggio, con una natura che ha benedetto dieci volte di più questi mondi.
Lu sole, lu mare, lu ventu. Bello, ma ci sono anche in Sardegna. Quando in uno dei tanti agricamping (raggiunto dopo aver girato la macchina due volte in strade non dissestate, smottate) un bambino di 13 anni si conferma l’unico maitre di sala, capisci che va bene così. Questi luoghi trasudano verità. La stessa che stiamo esportando a Milano a 80 euro a cena (a testa) come fosse democrazia in Iraq. È forse questa verità che va venduta. Quelli del marketing direbbero unique selling proposition.
Che poi chi ci va a Vico sul Gargano a consumare una tagliata di tonno aromatizzata alla marijuana? Eh, è pieno, e la proposta di valore interessante. E chi risale fino a Termoli e Vasto, non prima di esser scesi a Vieste e aver perso di poco un giro alle Tremiti? Un sacco di gente.
Questi luoghi hanno perso una grande occasione, a impatto zero sui costi. L’intera narrazione sul South Working post pandemico è stata impostata sul nemico milanese, sul caldo contro il freddo, sul caffè a 2 euro contro l’espresso a 0.80. Non è questo. È come se si decidesse sempre di partire depressi. Sottomessi. Sommessi.
Il Prosecco, e Gallipoli, sono brand. Sono cool, sono fighi. Se prenoti a Riccione hai la sensazione (un po’ ormai patinata) di avere cose da fare. A Baia Sardinia o a Chamonix c’è la Milano figa. Non possiamo rassegnarci alla scomparsa della classe media italiana e all’alimentazione degli outlier (i ricchi) nostrani. A questi luoghi non puoi non dare un senso: perché c’è spazio, perché c’è cultura, perché c’è verità.
Qual è allora la lezione del Prosecco per i territori e per i prodotti pugliesi?
Colli della Murgia, Tenute Rubino, Rosa Del Golfo, sono tutti metodo classico pugliesi: questa roba va consorziata. Perché Portonovo e Gallipoli si ed il Collio e Foggia no? Perché questi mondi hanno fatto sistema in maniera intelligente. Se ad un sistema unisci una USP (la verità più che il livore verso i Milanesi) interessante, il gioco è fatto.
La lezione per il management e per i policy maker è forte: basta con la narrativa dei borghi, basta con la narrativa delle chicche. Bisogna aprire le maglie, parlare l’inglese, fare rumore. Essere solidi. La sfida che proponiamo è quella di industrializzare la verità e le unicità; questo paese ne ha ancora tanta e se è vero che il turismo non può essere settore industriale competitivo da solo, comparti come “un nuovo Prosecco” in terra Foggiana (e l’olio?) potrebbero davvero dare un senso ad una proposta di valore più interessante. Tema complesso che forse però merita una riflessione seria.
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