A me la canzone sanremese di Lauro De Marinis, in arte Achille Lauro, è piaciuta. Le sue iperboli sono probabilmente quanto andavo cercando per raccogliere i pensieri del weekend. Pensiero Industriale ci chiama ad una verità dura e pura, ove la narrazione lascia il posto alla descrizione. E ieri sera pensavo. Pensavo a quell’azienda che ho incontrato nel centro Italia, no, non a Milano. Ed ai suoi 120 milioni di fatturato. E ad una riunione di quelle a cui non ero più abituato. Ma facciamo un passo indietro.
Due mesi fa, Milano. Arrivo con lo zaino nella sede di una startup particolarmente in voga, in realtà per dirla tutta è un’impresa. Qualche milione (pochi) di fatturato ed il CEO ben lontano dai 30 e ben vicino ai 20 che mi saluta con garbo: “Giorgio, ho tenuto 45 minuti per questo meeting”. Urca, che onore. Lupo di Wall Street, quando lanciamo il nano?
Ieri il mio meeting in centro Italia è durato 4 ore. C’erano 4 persone della comunicazione, 2 del marketing, l’IT, il direttore commerciale ed il direttore generale. Dovevano selezionare il fornitore per i progetti web. In 3 parole? Umiltà, visione, concretezza. Obiettivi chiari, un mercato da 8 miliardi che questa azienda governa per il 2-3% ed il solito schema di temi sul tavolo: catena di fornitura frammentata, potere contrattuale dei distributori e dei grossisti, internazionalizzazione come priorità. E le multinazionali? Ci sono. E perché questa azienda è viva e vegeta sul mercato? Probabilmente per lo stesso motivo per cui Amazon non vende vino. È troppo difficile fare profitto quando è ora di mettere le mani in pasta nel custom, non conviene piantare le piantine a mano quando guidi la ruspa.
Però quando compri una cucina da 60.000 euro non vuoi gli stessi legni dell’Ikea, no? La vuoi l’esperienza, lo vuoi che non si scheggi quando tuo figlio ci fa cadere una biglia da 2kg sopra? Eccola la l’Italia. Perché probabilmente da qualche parte c’è un ricercatore che ha trovato lavoro in un’azienda che ha creduto in lui ed ha brevettato un qualche materiale per cui la tua cucina dopo 30 anni è ancora perfetta. Mi ha colpito una frase del direttore generale: “alla fine siamo dei consulenti”. A far 120 milioni di consulenza però mi tocca citare Zidane che commenta la prestazione di CR7 “Chapeau”.
Ho detto al mio collega uscendo da quell’azienda “è davvero un peccato che questo paese fallisca”. Queste aziende li hanno i problemi, li hanno si. Hanno capito che servono il marketing e la forza commerciale per sopravvivere ed eccellere. Che serve il brand. Ma non è facile costruire un brand in ogni “Target Country”, ed andare alla velocità con cui va questo mondo. È qui il punto. È qui che servono le startup. Avessi un milione non avrei dubbi: lo metterei su queste aziende, non sull’agile meteora del gringo che tra 2 anni starà svernando a Cortina, sostituito ed acquisito da un pesce più grande che gli avrà permesso di monetizzare il suo cherry-picking. Servono “start up plugin” che siringhino agilità e pensiero nei processi di quelli che sono comunque dei micro-mastodonti da 120 milioni. Andiamo cercando uccellini che puliscono dalle pulci le teste degli elefanti, non “wanna be elefanti”. Siamo persino stanchi di dire che non sarà il tech a dare un senso a questo paese. Perché è di dare un senso e non di salvare che si parla: se volessimo salvarci apriremmo 60 milioni di agriturismi, visto che dall’alto qualcuno ha deciso di farci sedere sul territorio per distacco più bello del mondo. A queste startup non chiediamo di reinventare nulla, chiediamo loro, nel loro linguaggio “un assessment dei pain points e soluzioni agile”. Aiutate queste aziende con un imbuto commerciale per aggredire Polonia ed Emirati, e smettetela di costruire ninja company del food delivery, tra l’altro riportandoci per regolamenti al mercato del lavoro degli anni 40. In Cina.
Gli spazi di lavoro sono tanti, e non funziona più nemmeno la retorica del “lasciateci fare startup, fate quello che volete”. È urgente un’alleanza dei cervelli fini di questo paese, non possiamo disperderci nel costruire la Palo Alto di domani, è davvero ormai sicuro che non ce la faremo.
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