Temevamo che un ritorno della pandemia arrivasse dal Bangladesh o dalle piste delle discoteche gremite di giovani. Invece il virus ha rischiato di tornare, sembra, tra le pieghe di un abito di un rampante imprenditore vicentino. Vero o falso che sia il racconto delle notti brave in Serbia e a casa del nostro uomo, la stampa nostrana ha rivisitato un classico: l’imprenditore veneto coi suoi vizi e le sue virtù, un cowboy dedito all’azienda dalle 7 alle 19 e allo show off da cena a notte tarda.

Fin dai tempi di “Schei” di Gianantonio Stella, intorno all’imprenditore veneto si è costruito un modello che mescola sfera professionale e umana, gestione di impresa e antropologia. Hai voglia a protestare e a dire che il Veneto non è quello: sotto sotto, molti imprenditori hanno interpretato volentieri e con convinzione la parte. Appassionati, ossessionati dal prodotto. Ma anche incapaci di concedere deleghe, col naso su tutte le decisioni e le scelte: l’azienda è mia e anche la scelta del merchandising passa sotto di me, nonostante tutte le analisi e i team di lavoro composti da esperti. Competenza finanziaria costruita sulla strada: metà perspicacia e ingegno, metà creduloneria da farsi intortare negli schemi delle banche popolari. Testosterone a mille che si manifesta in un vitalismo esagerato (ore e ore al lavoro, trasferte in macchina a 170 all’ora, agende piene zeppe di appuntamenti) e nelle concessioni a trasgressioni caricaturali: il centro massaggi, la escort, il tavolo in disco con bottiglie serie, in serie. Da ultimo, la sfera privata come contraltare a giornate di sacrificio dannato: soldi investiti in appartamenti, barche, Maserati, orologi. La ricerca della rendita e lo show-off, spesso a danno dell’azienda che si è trovata svuotata per l’ennesimo capriccio del capo: produrre vino, dedicarsi alla moda, fare tutto ciò che lo avrebbe reso simile a Briatore, che andare alle feste e parlare di stampi e torni non sempre ti rende interessante.

La sensazione tuttavia è che il modello del self-made imprenditore veneto si stia esaurendo, o che quantomeno vada aggiornata e reinterpretata. Delegare a professionisti capaci e specializzati non è più un optional, così come non lo è conoscere le lingue, le tecnologie e i nuovi modelli di business. Certo, non stiamo suggerendo di ‘normalizzare’ un fuoriclasse (chi mai chiederebbe a CR7 di rientrare in difesa?), quanto piuttosto di capire se esiste una formula per sintetizzare l’istinto e l’intuizione del bomber veneto con le caratteristiche dell’imprenditore moderno. Serve, in altre parole, la creazione di un nuovo modello, che non sostituisca per intero i tratti peculiari dell’imprenditore veneto, ma che semmai li recuperi e li metta a sistema con un nuovo schema di fare impresa. L’imprenditorialità è un processo contagioso che vive di osmosi e isomorfismo e che si nutre di modelli di riferimento. E se vent’anni fa farsi l’azienda con la casa in allegato e la Porsche era il mantra, l’impianto sociologico e valoriale dell’imprenditore moderno sembra seguire altre direttrici.

A qualcuno può sembrare che un modello alternativo esista: giovani Elon Musk che si trovano per caso a Trebaseleghe. Al netto di considerazioni ovvie–spesso questi imprenditori sono Partite Iva col lessico della Silicon Valley o simpatici inventori privi di grip sulla realtà dei mercati – ci pare che questo modello fitti poco col nostro territorio. Siamo sospesi, in questo momento, tra una narrazione di un modello stanco, neanche più simpatico nel suo essere caricaturale, e un altro nuovo, luccicante ma difficile da far funzionare in fabbriche di scarpe, mobili, meccanica, valvole.

Colpisce, in tutta la vicenda dell’imprenditore untore, il silenzio di una classe imprenditoriale che avrebbe potuto dare voce a un modello diverso. Magari la stampa l’ha silenziata, tuttavia non si son visti grandi sforzi per marcare la differenza. La domanda quindi sorge spontanea, soprattutto a chi come noi le aziende le studia e le prova a supportare: esiste un modello alternativo? Un nuovo archetipo attorno al quale tracciare le coordinate per un nuovo modello di capitalismo imprenditoriale? Non abbiamo una risposta esatta ma siamo convinti che il futuro economico di questo territorio passi molto da qui. Dalla sua capacità di rigenerarsi e creare una nuova classe imprenditoriale. Senza rinnegare gli anni d’oro dell’imprenditorialità rampante degli anni ‘90, ma con la consapevolezza che è giunta l’ora di girare pagina e iniziare un nuovo percorso.

Categorie: Pensieri

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